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Geological Tours

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Italia. Il Monte Etna: il vulcano più attivo della terra?
 

autore:    Marco Montecroci [09-03-2007]

Il Mte Etna è un edificio vulcanico alto 3.340 metri sul livello del mare a poche decine di chilometri dalla costa orientale della Sicilia. Dalla sua cima è possibile dominare, nelle giornate limpide, un?ampia porzione della costa sicula, lo stretto di Messina, la costa W della Calabria, i vulcani delle Isole Eolie tra i quali anche il più settentrionale stratovulcano Stromboli che dista ben 90 chilometri dall?Etna.

La massività di questa montagna ci porta a pensare l?Etna come un unico edificio vulcanico. In realtà la sua storia geologica è complessa ed articolata e il tipo di vulcanismo che ha portato alla formazione di questo vulcano si è continuamente evoluto nel corso dei 500.000 anni della sua storia. L?area vulcanica completa si estende per un totale di 1.250 kmq e gli affioramenti di lave si ritrovano a partire dalla costa tra Taormina e Catania a Est, a Nord oltre le Gole dell?Alcantara e a Sud sino all?oasi del Simeto.

Durante le prime fasi eruttive avvenute proprio 500.000 anni fa il vulcanismo scaturiva da fessure sottomarine producendo colate di lave molto fluide che si appoggiavano sul fondale marino, ricoprendosi in successione fino ad emergere dal mare. In questo modo si riempì di roccia, in circa 300.000 anni di continue eruzioni, un vasto golfo, dando vita a questa parte della Sicilia Orientale. Un immagine della sequenza di queste lave antiche (LAVE DI BASE) si può avere visitando le Gole dell?Alcantara, una decina di chilometri a Nord del comune di Linguaglossa o 13 chilometri verso Ovest partendo da Taormina. Quì troviamo un canyon di origine tettonica (in pratica una frattura della crosta terrestre dovuta ai movimenti dei continenti): si hanno ottimi esempi di eruzioni sottomarine (strutture a pillow lava) e formazioni di basalto colonnare (tipica struttura di raffreddamento di laghi di lava molto fluida). Le datazioni di questi campioni di roccia coincidono con i periodi 500 ? 300 mila anni fa. La composizione chimica dei basalti prodotti durante queste eruzioni permette di capire la provenienza profonda (mantellare) di questi magmi: gli allineamenti dei centri eruttivi (dei crateri) e il loro parallelismo con importanti fratture tettoniche (le stesse gole dell?Alcantara) ci permettono di capire che questo vulcanismo è generato su una profonda faglia con direzione NNW-SSE che ha permesso la risalita dei magmi inizialmente in modo abbastanza diretto e senza pause.

Una volta che i materiali vulcanici iniziarono a fuoriuscire dall?acqua, si cominciano a formare i primi edifici vulcanici subaerei di modeste dimensioni. I monti Calanna, Trifoglietto I e Monte Po sono proprio l?esempio di questo vulcanismo (CENTRI ERUTTIVI ANTICHI) effusivo che generò i primi vulcani a scudo ? larghi e bassi - . questo periodo è datato circa da 170.000 fino a 100.000 anni fa. Durante questa fase, in cui la crosta terrestre in questa zona si era ormai inspessita di qualche chilometro, i magmi in risalita iniziarono a trovare dei rallentamenti e a formare camere magmatiche nelle quali stazionare e lentamente raffreddarsi. In questo modo avviene la ?differenzazione magmatica? ossia quel processo che vede trasformare un magma basico in magma acido (più ricco nella componente Si O2 ? quarzo)*, questo processo genera anche un?importante cambiamento nel vulcanismo dell?area: da una tipologia di eruzioni effusive (tranquille) si passa ad un vulcanismo esplosivo che alterna eruzioni energetiche con emissione di ceneri, lapilli, proietti e bombe vulcaniche seguite da fasi tranquille di brevi colate di lava.

* I minerali ?basici? tendono a cristallizzare per primi poichè altofondenti, quindi si depositano sul fondo della camera magmatica, il magma che rimane è impoverito di questi ?basici? e quindi arricchito in % dei componenti residui (magma residuale).

Circa 80.000 anni fa inizia così per l?Etna la fase esplosiva della sua storia. L?alternanza di eruzioni esplosive e di piccole colate genera la formazione di uno STRATO VULCANO, ossia un vulcano il cui cono sarà alto e ripido, costituito appunto dall?alternanza dei materiali clastici (lapilli, ceneri, bombe e scorie) seguiti, ricoperti e consolidati da quelli effusivi (lave). Questa fase è chiamata TRIFOGLIETTO con almeno 5 centri eruttivi principali (Serra Gianicola Piccola, Trifoglietto II, Zoccolaro, Vavalaci e Belvedere) e si protrae fino a 64.000 anni fa. Nella vita di un centro vulcanico di tipo esplosivo, si alternano fasi di calma durante le quali la camera magmatica accumula le energie, fino a quando la pressione dei gas e le spinte dei magmi che salgono lungo le fessure di alimentazione riescono a fratturare la roccia e innescare le eruzioni; segue il momento esplosivo, una volta generato il varco tutti i gas vengono richiamati verso l?alto generando il frazionamento dei magmi e l?esplosione, che strapperà le porzioni sommitali delle vecchie eruzioni già solidificate e proietterà verso l?alto grandi quantità di materiale incandescente miscelato a gas e ceneri. La breve fase effusiva permette lo svuotamento di granparte delle fessure di alimentazione e la solidificazione nella parte terminale del cratere di una porzione di lava compatta poichè degassata (tappo).

Queste alternanze di momenti influiscono sulla struttura della montagna che si sta formando generando debolezze strutturali (fratture, condotti svuotati e camere magmatiche temporaneamente prive di pressione che faticano a supportare il peso della montagna sovrastante). Inoltre nell?area della Sicilia orientale dobbiamo ricordare che esiste una faglia importante che genera movimenti e indebolimenti nelle zone superficiali della crosta terrestre che dovranno interagire con la vita di questi vulcani. Quando la struttura del vulcano non è più in grado di sorreggersi, la sua struttura sommitale crolla verso l?interno andando a riempire la camera magmatica stessa; questo fenomeno è detto collasso calderico. L?evento può verificarsi alla fine di una fase eruttiva poichè la camera magmatica svuotata non è più in grado di reggere la struttura. In alcuni casi però questo può avvenire con il protrarsi delle spinte e delle compressioni dei gas all?inizio di una fase nuova: questo processo innesca un collasso calderico preceduto da un evento esplosivo capace di spazzare via gran parte della montagna sovrastante: si portano sempre come esempio I catastrofici eventi del Krakatoa (Indonesia) e del Sant Helens (California), eventi di una drammaticità tale da lasciare sul nostro pianeta cicatrici durature nel tempo.

Durante la vita dell?esplosivo Trifoglietto si generarono numerosi collassi calderici di media e piccola entità. Sicuramente questo fu dovuto ai continui indebolimenti generati anche dalla presenza della faglia, che non ha permesso il formarsi di un unico grande evento vulcanico. I successivi collassi calderici generarono una vasta depressione oggi chiamata VALLE DEL BOVE. Quì, sui fianchi della vallata si osservano pareti verticali alte anche 1000 metri dalle quali è stato possibile studiare le successioni vulcaniche che ci descrivono la storia di questo ambiente. Questo vasto ?impluvio ha anche attirato verso di se numerosissime colate laviche dei tempi recenti, limitando in parte la pericolosità per i centri abitati dell?area pedemontana dell?Etna. Dal 1790 al 1990 ben 24 eruzioni si sono verificate all?interno della valle del Bove.

A partire da 34.000 anni fa un nuovo edificio vulcanico ha cominciato a formarsi sul lato NW dell?antico Trifoglietto: ha inizio la fase del MONGIBELLO. Inizialmente anche questo vulcano diede vita ad attività esplosiva con la formazione di una struttura di notevole altezza dotata di due centri eruttivi (Ellittico e Leone). Poi 8.000 anni fa si verificò il collasso calderico del vulcano Leone che ha generato l?attuale depressione chiamata Valle del Leone, posta proprio sotto l?osservatorio vulcanologico di Pizzi de Neri (e quindi raggiungibile con i mezzi 4x4), tra l?osservatorio e i crateri sommitali. Successivamente nella Fase MONGIBELLO RECENTE (da 8.000 anni fa ad oggi) il vulcanismo dell?Etna è tornato ad essere di tipo effusivo dando vita a numerosissime eruzioni di lave fluide con una composizione leggermente diversa da quella delle LAVE BASALI, poichè arricchita in termini alcalini (si nota la presenza di cristalli di nefelina) ma comunque quasi totalmente povera di quarzo. Questo tipo di vulcanismo sta generando un edificio vulcanico a Scudo di grande imponenza (simile al più famoso Mauna Loa, alle isole Hawaii), soprattutto se si osserva dalla parte del versante NW e N, dove i crateri sommitali (Cratere Centrale, Cratere di NE e cratere di SE) sono citrcondati da altopiani di lave e di ceneri che scendono dolcemente verso l?area pedemontana. Sul versante E rimane ancora la cicatrice della Valle del Bove a ricordare i trascorsi burrascosi di questo vulcano, ottimo monito per non prendere sotto gamba la possibile pericolosità di questo gigante. Negli ultimi anni, la frequenza delle eruzioni, fluide e non pericolose, e la spettacolarità degli eventi del ?99, del 2001 e del 2002, che sono stati filmati e messi in onda in tutto il mondo, anno dato modo all?Etna di diventare un attrattiva turistica di rilievo nella Sicilia orientale; la comodità dell?aeroporto di Catania (a solo 30 minuti di auto dal versante Sud dell?Etna) e la grande ricettività alberghiera dell?area Taormina-Giardini Naxos (a 30 minuti dall?versante Nord) ha attirato persino migliaia di giapponesi, che nonostante vivano in una terra totalmente di origine vulcanica, vengono per visitare il gigante europeo e acquistano la sabbia vulcanica dell?ultima eruzione.